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Obesità: una pandemia?

Indice dei contenuti

  1. Introduzione e definizione
  2. Epidemiologia
  3. Prevenzione
  4. Fattori di rischio
  5. Conclusioni

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Introduzione e definizione

Se il titolo vuole essere una provocazione, in realtà i dati su tale condizione mostrano un quadro tutt'altro che rassicurante.

Il termine pandemia indica, per definizione, una patologia con diffusione in molteplici aree geografiche del mondo, spesso con numero di casi e mortalità elevati. Tale termine si distingue da quello di epidemia ed endemia in quanto questi ultimi definiscono una malattia con una diffusione nello spazio e nel tempo più o meno delimitata: l’epidemia si manifesta con un numero di casi superiore all’atteso per una data ristretta popolazione, l’endemia quando un agente responsabile di malattia è costantemente presente nella data popolazione con conseguente numero di casi elevato ma uniforme ed atteso nel tempo.

Se il termine pandemia è correttamente e correntemente associato a patologie infettive, che si trasmettono quindi in modo diretto od indiretto tra gli individui, questo termine potrebbe anche essere utilizzato, in senso lato, per definire altre malattie o condizioni ad eziologia non infettiva. Una riflessione tra queste ultime potrebbe essere sicuramente fatta per l’obesità, condizione che, seppur senza trasmissione diretta tra individui, può sicuramente riconoscere una "trasmissione" attraverso il medesimo ed errato stile di vita di individui che si trovano, per condizione o necessità, a condividere spazi e tempi comuni di vita quotidiana.

Obesità:

Epidemiologia

Dal punto di vista epidemiologico, l’obesità presenta una prevalenza a livello mondiale pari a circa il 13% (39% sovrappeso), con valori più elevati ed eclatanti nei paesi industrializzati (soprattutto Anglosassoni e Medio-Oriente). Nel nostro paese la condizione di sovrappeso ed obesità è rappresentata dai seguenti dati (Istat, 2016): il 36.1% dei soggetti è in sovrappeso (BMI > 24), l’11.5% obeso (BMI > 30).

fonte % sovrappeso % obesità
Italia (2021) 32,50 10,40
USA (2018) 31,20 42,70
UK (2014) 35,60 20,10
Svezia (2020) 36,00 16,00
Brasile (2019) 34,40 25,90
Cina (2015) 33,07 6,51
Giappone (2019) 22,60 4,50
Egitto (2017) 27,30 35,70
Sud Africa (2016) 23,60 26,20
Arabia Saudita (2019) 38,20 20,20
Australia (2018) 35,60 31,30

I dati, come sarà comprensibile ai più, sono piuttosto preoccupanti e riconoscono, osservando il trend degli ultimi decenni, un continuo aumento, specie nei più giovani; vi è stato infatti un aumento di più di tre volte delle percentuali dal 1975 ad oggi nella popolazione adulta (> 18 anni) e in misura ancora maggiore in quella pediatrica (1% nel 1975, 6-8% 2016). Viene stimato, a livello mondiale, che per il 2030 ci sarà un 20% di persone obese; negli USA, le stime più pessimistiche mostrano 85% della popolazione sovrappeso od obesa per il 2030.

Body Mass Index (BMI)

BMI (body mass index), o IMC (indice di massa corporea) è un marker surrogato di adiposità. Questo semplice calcolo può rendere conto, in prima approssimazione, dell’adeguatezza del peso corporeo del soggetto, in rapporto a tabelle standard. Il valore viene ottenuto nel seguente modo: peso (in kg) / altezza (in m2). Ad esempio, un soggetto dal peso di 70 kg alto 1,70 m avrà come BMI 24,2. Le catogorie, per il soggetto adulto, sono le seguenti:

Prevenzione

Un tempo riconosciuta come una "malattia dei ricchi", "dell'abbondanza", al pari dell’iperuricemia (gotta), l’obesità oggigiorno si contraddistingue per report che mostrano chiaramente come anche e soprattutto le classi e i paesi meno abbienti facciano proprie percentuali maggiori. Questo cambio di relazione sta avvenendo in virtù del minor costo e del facile accesso ad alimenti ricchi di zuccheri e grassi e della generale minor cura del proprio benessere che tendono a dimostrare coloro che vivono con redditi minori.

Le condizioni di sovrappeso ed obesità riconoscono, in assenza di patologie determinanti (sindromi genetiche, endocrinopatie, …), in prima analisi, una incorretta gestione della dieta ed eventualmente uno scarso esercizio fisico. Il bilancio calorico dipende, infatti, da due fattori: calorie in entrata (alimentazione) e calorie in uscita (metabolismo basale + attività quotidiane / attività fisica). Un eccesso delle prime piuttosto che un scarsità nelle seconde determinerà un eccesso di energia rispetto alle richieste dell’organismo, e porterà ad un deposito delle stesse, principalmente sotto forma lipidica, con conseguente aumento di peso del soggetto. L’assenza di specifiche patologie permette di controllare il peso corporeo attraverso la prevenzione primaria, ossia adottando comportamento e stili di vita sani, come una corretta alimentazione ed una attività fisica adeguata.

Osservando i dati del Global Obesity Observatory, si può notare come il nostro Paese presenti, per gli adulti, una percentuale superiore al 40% di soggetti che effettuano una insufficiente attività fisica (< 150 min di attività fisica moderata a settimana o < 75 min di attività fisica intensa a settimana). Inoltre, i dati sull’alimentazione mettono in luce come gli adulti mangino, in media per persona, fino 10 g/giorno di carne processata (es. insaccati, salumi,…), 2-4 kg/anno di grassi di derivazione animale, 30-40 kg/anno di zucchero, 10-20 porzioni al mese di cibi (50 g) e snack (35 g) confezionati, più di 15 kg/anno di oli vegetali, meno di 20 g al giorno di cereali integrali.

Sarà comprensibile, quindi, come sia utile impostare una prevenzione del sovrappeso (dell’ipertensione, della sindrome metabolica, ...) facendo perno soprattutto sui due principali capisaldi, quali una sana alimentazione ed una sufficiente attività fisica.

Fattori di rischio

Fattori di rischio per l’obesità. Come già affermato, l’obesità deriva da uno sbilancio tra le calorie introdotte e le calorie spese, portando ad un surplus energetico e quindi ad conseguente accumulo ed aumento ponderale. Fattori che possono influire su questo bilancio possono avere profonde radici di tipo sociale ed economico, sia in un senso che nell’altro: da una parte la crescita economica, la maggiore disponibilità di prodotti a basso costo ricchi di calorie e poveri di nutrienti, l’urbanizzazione e i mezzi di trasporto avvenuti nei paesi ad alto reddito, dall’altra il basso costo di "cibi spazzatura" che vengono largamente consumati e l’industrializzazione crescente anche nei paesi a basso reddito. D’altro canto, anche chi condivide lo stesso ambiente non sviluppa in modo predeterminato un aumento eccessivo di peso, pertanto diversi altri fattori devono essere tenuti in considerazione. I principali saranno quelli di tipo genetico/ereditario; condizioni psicologiche; abitudini e credenze, non solo alimentari, individuali, familiari e religiose; carenza o eccesso di sonno; mancato accesso ad attrezzature e luoghi dediti all’attività fisica; basso livello di scolarizzazione (correlazione inversa tra educazione e sovrappeso/obesità, soprattutto nelle donne), …

Obesità come fattore di rischio. L’obesità viene inclusa come fattore di rischio, forse talvolta con troppa semplificazione e trascuratezza (l’obesità andrebbe infatti considerata una malattia, piuttosto che un mero fattore di rischio!), in molte patologie, tra le quali:

Tra gli altri aspetti:

Si comprende quindi la necessità di far fronte a questo problema, non solo in virtù delle percentuali già preoccupanti ed in continuo aumento, ma anche del fatto di come l’obesità sia fattore di rischio nelle patologie che si ritrovano ai primi posti come causa di mortalità e importante voce nel budget sanitario. Da non trascurare, inoltre, le ripercussioni psicologiche a cui questa condizione può condurre, specie nei soggetti giovani, che possono, insieme ad altri fattori, sfociare anche in veri e propri disturbi del comportamento alimentare.

Obesità e diabete

L’eccesso di peso e il diabete sono strettamente collegati, tanto da portare, laddove le percentuali sono molto importanti (es. USA), ad uno screening in soggetti asintomatici sopra i 45 anni in sovrappeso o obesi. Bisogna infatti tener conto di come il rischio di sviluppare diabete mellito di tipo 2 sia 3 volte maggiore nei soggetti in sovrappeso e 7 volte maggiore nei soggetti obesi, rispetto ai soggetti normopeso. Tale rischio è tanto maggiore quanto tale peso in eccesso sia stato acquisito presto nella vita. Il peso eccessivo, nel bambino piuttosto che nel giovane adulto, è un fattore di rischio estremamente importante per lo sviluppo della patologia diabetica.

Incerto, invece, è l’effetto dell’aumento di peso nel soggetto anziano, dove sembra, paradossalmente, avere un ruolo di tipo protettivo (diminuzione della mortalità). Tale aspetto si potrebbe spiegare ricordando come la fragilità sia un importante comorbidità tra coloro in età avanzata (> 65 anni) e sottolineando comunque fermamente come tale aumento di peso vada eventualmente acquisito solo in tarda età.

Tornando al diabete, se non è possibile affermare come tutti i soggetti in sovrappeso/obesità vadano incontro allo sviluppo di diabete, è possibile invece affermare come l'80% dei diabetici sia sovrappeso.

Occorre infine ricordare come l’elevato peso corporeo rientri, inoltre, tra le caratteristiche che definiscono la sindrome metabolica.

Conclusioni

L’obesità, e il sovrappeso, in assenza di patologie predeterminanti, sono condizioni che affliggono una sempre più importante percentuale della popolazione mondiale e dipendono fortemente dallo stile di vita: alimentazione ed esercizio fisico. Andranno quindi combattute una dieta scorretta e la sedentarietà, sia da coloro che operano in ambito sanitario, sia da parte del soggetto affetto in prima persona. Ciò potrebbe portare ad una riduzione importante di molte patologie, ad un passo in avanti nella sfida alle cronicità e ad una diminuzione della spesa sanitaria, soprattutto se si educassero in modo attivo le fasce di età più giovani riducendo l'allarmante trend negativo attuale.

Diverse potrebbero essere le soluzioni a relativamente basso costo, in ambito politico e sanitario, per far fronte a questa epidemia, tra cui la tassazione di bevande e cibi zuccherati, aumento del livello di educazione, campagne informative a partire dalle scuole, screening nei soggetti a rischio, …

Punti chiave

#alimentazione #dieta #stile di vita