icon

abcDiabete

Caffè e diabete: quale l'impatto sulla glicemia?

Indice dei contenuti

  1. Premessa
  2. Cenni di biochimica e fisiologia
  3. Caffé e diabete
  4. Conclusioni, consigli e punti chiave

Premessa

Sebbene l'Italia si collochi, al di là delle principali convinzioni, solo al 13° posto nella lista dei maggiori consumatori mondiali di caffè, dietro i Paesi Nordici e altre Regioni Europee, in ogni caso il quantitativo totale è tutt'altro che trascurabile. Che venga consumato all'ora di colazione, pranzo, piuttosto che in altri svariati momenti della giornata, che venga consumato come espresso, ristretto, cappuccino o in varie preparazione, tutte queste situazioni hanno in comune una cosa: l'assunzione di caffeina. Di seguito verrà preso in esame il ruolo della caffeina principalmente dal punto di vista del suo impatto sulla glicemia e sulla patologia diabetica, non dimenticando tuttavia come i suoi ruoli, effetti e funzioni si espandano al di là di quanto descritto.

Cenni di biochimica e fisiologia

La caffeina, al pari, ad esempio, della teina contenuta nel thè (entrambe xantine), è un alcaloide presente nel caffè, nel cacao, nella cola e nei rispettivi derivati. E' inoltre addizionata alle bevande energetiche, oggi tanto di moda quanto deleterie. Ha attività neurotropa, stimolante del sistema nervoso centrale.

La caffeina blocca i recettori dell'adenosina, con inibizione competitiva 1. La saturazione dei recettori dell'adenosina, da parte di quest'ultima, favorisce l'addormentamento. Viceversa quando tali recettori sono bloccati da inibitori (come la caffeina, ndr) ciò porta ad un incremento della vigilanza e ad un mantenimento della veglia.

La caffeina incrementa inoltre, indirettamente, l'attività simpatica adrenergica (adrenalina, noradrenalina) con effetti vasocostrittori e vasodilatatori conseguenti: vengono favoriti gli organi utili alla cosiddetta risposta 'fight or flight' quali muscoli, cuore (effetti inotropo, dromotropo, cronotropo, batmotropo positivi 2); vengono sfavoriti quelli coinvolti nella risposta 'rest and digest' come cute e visceri addominali (coinvolti nella digestione). Le catecolamine agiscono anche a livello epatico in senso glicogenolitico: si ha demolizione di glicogeno portando così al rilascio in circolo di glucosio, con conseguente innalzamento della glicemia.

La caffeina stessa, e la risposta stressogena che si viene a determinare, coinvolgono inoltre il cortisolo, il quale determina anch'esso un aumento della glicemia mediante un azione gluconeogenetica: sintesi e liberazione in circolo di glucosio attraverso il catabolismo aminoacidico (principalmente di derivazione muscolare) e lipidico (glicerolo dal tessuto adiposo). Il cortisolo, per questa sua azione, rientra pertanto nel gruppo degli ormoni definiti controregolatori 3, avendo un'azione antitetica rispetto a quella insulinica.

E' tuttavia da tenere presente come l'effetto della caffeina sia assolutamente soggettivo e secondario al fenomeno della tolleranza. In breve, più caffeina si ingerirà più l'organismo si adatterà alla stessa, richiedendo maggiori dosi per ottenere i medesimi effetti. Inoltre, la caffeina, seppur legale in tutto il mondo, è da ritenersi una sostanza psicoattiva (con effetto stimolante), al pari ad esempio delle anfetamine, in grado pertanto di determinare dipendenza: tra i suoi effetti palpitazioni, nervosismo, agitazione, irritabilità, insonnia, cefalea.

Caffè e diabete

Da quanto descritto precedentemente non è difficile comprendere come l'assunzione di un alimento contenente caffeina determini un conseguente innalzamento dei livello di glucosio in circolo.

Nel dettaglio, però, controverso è il ruolo del caffè, e in senso lato della caffeina, nei riguardi della patologia diabetica. Sebbene alcuni lavori 4 illustrino persino un effetto protettivo nei cosiddetti heavy-drinkers di caffè nei confronti dello sviluppo di diabete mellito di tipo 2, altri studi hanno testato il ruolo della caffeina nei confronti dell'insulina e della glicemia, portanto a conclusioni quali:

Gli effetti della caffeina sui livelli di glicemia sono visibili, normalmente, quando le assunzioni di tale alcaloide ruotano intorno ai 200/250 mg, ossia il quantitativo contenuto il circa 2-3 tazzine di caffè (1 tazzina di caffè espresso contiene circa 80 mg). E' anche vero, d'altra parte, che gli effetti possono essere del tutto soggettivi: un individuo potrebbe bere più di 3 tazzine di caffè ed osservare un effetto pressoché nullo sui livelli di glucosio ematico (tolleranza), mentre un altro soggetto potrebbe ingerirne solamente una ed osservare una variazione importante. E' consigliato, quindi, come sempre, basarsi, oltre che sulle evidenze scientifiche, anche sulle esperienze personali.


alimento caffeina (mg)
caffè espresso 80
1 capsula Nespresso 65
1 bustina thè nero 55
1 lattina Coca Cola (33 cl) 40
1 lattina RedBull (25 cl) 80
1 tavoletta cioccolato 50
100 g cacao polvere 100

Conclusioni, consigli e punti chiave

In definitiva, il consumo di caffè varia e deve variare in base a gusti, abitudini ed esperienze personali.

Sicuramente è buona norma moderare l'assunzione di bevande e cibi contenenti caffeina, limitandole non solo come numero ma anche come periodo della giornata. E' da preferirsi l'assunzione mattutina, invece che pomeridiana e/o serotina, per evitare un'alterazione del sonno (il decremento della quantità e qualità del sonno è un possibile determinante della riduzione della sensibilità insulinica). Bisogna inoltre ricordare come il picco del rilascio del cortisolo in circolo avvenga la mattina (tra le 5 e le 9 antimeridiane, a seconda dell'ora di risveglio), determinando già di per sé un aumento della glicemia (parte del 'dawn phenomenon' o effetto alba). L'assunzione di caffè potrebbe, pertanto, incrementare ulteriormente tale stato disglicemico.

Altra cosa da ricordare sarebbe quella di bere caffè 'nero', ossia così com'è, senza l'aggiunta di zucchero, miele, latte, i quali incrementano inutilmente il quantitativo di calorie ingerite oltre a richiedere una somministrazione di insulina (per la presenza di carboidrati).

Infine, l'innalzamento della glicemia che si verifica con l'assunzione del caffè spesso è controllabile con una leggera attività fisica, come una passeggiata, piuttosto che con una somministrazione di farmaco ipoglicemizzante. Il consiglio diviene, quindi, sempre lo stesso: mantenere uno stile di vita sano (alimentazione ed attività fisica).


Punti chiave:




  1. La saturazione di suddetti recettori avviene normalmente dopo un periodo prolungato di veglia, in cui l'adenosina è prodotto del metabolismo dell'ATP (adenosin-trifosfato), principale "moneta" energetica della cellula. Infatti, la rottura dei legami fosforici ad elevata energia dell'ATP, portando alla formazione di ADP, AMP ed infine adenosina, permette di liberare energia per i processi cellulari determinando contestualmente un accumulo di adenosina.

  2. Effetto inotropo positivo: aumento della forza di contrazione del muscolo cardiaco; effetto dromotropo positivo: aumento della velocità di conduzione dello stimolo elettrico; effetto cronotropo positivo: aumento della frequenza cardiaca; effetto batmotropo: aumento dell'eccitabilità dei cardiomiociti.

  3. Nella categoria degli ormoni controregolatori rientrano sostanze endocrine quali il *cortisolo* (sintetizzato e secreto dal surrene), il *glugagone* (di derivazione insulare pancreatica), l'*ormone della crescita (GH o somatotropina*, prodotto dall'adenoipofisi).

  4. Van Dam RM, Hu FB: Coffee consumption and risk of type 2 diabetes: a systematic review.  JAMA 294:97–104, 2005 // Arti Muley, Prasad Muley, Monali Shah: Coffee to reduce risk of type 2 diabetes?: a systematic review. Curr Diabetes Rev. 2012 May;8(3):162-8.

  5. Jankelson OM, Beaser SB, Howard FM, Mayer J: Effect of coffee on glucose tolerance and circulating insulin in men with maturity-onset diabetes. Lancet 1:527–529, 1967.

  6. Graham TE, Sathasivam P, Rowland M, Marko N, Greer F, Battram D: Caffeine ingestion elevates plasma insulin response in humans during an oral glucose tolerance test. Can J Physiol Pharmacol 79:559–565, 2001. // Greer F, Hudson R, Ross R, Graham T: Caffeine ingestion decreases glucose disposal during a hyperinsulinemic-euglycemic clamp in sedentary humans. Diabetes 50:2349–2354, 2001. // Keijzers GB, De Galan BE, Tack CJ, Smits P: Caffeine can decrease insulin sensitivity in humans. Diabetes Care 25:364–369, 2002.

  7. James D. Lane, PHD; Christina E. Barkauskas, AB; Richard S. Surwit, PHD; Mark N. Feinglos, MD: Caffeine impairs glucose metabolism in type 2 diabetes. Diabetes Care. 2004 Aug;27(8):2047-8. // James D. Lane, PHD; Mark N. Feinglos, MD; Richard S. Surwit, PHD: Caffeine Increases Ambulatory Glucose and Postprandial Responses in Coffee Drinkers With Type 2 Diabetes. Diabetes Care 2008;31(2):221–222

  8. James D. Lane, Alex J. Lane, Richard S. Surwit, Cynthia M. Kuhn, Mark N. Feinglos: Pilot Study of Caffeine Abstinence for Control of Chronic Glucose in Type 2 Diabetes. J Caffeine Res. 2012 Mar; 2(1): 45–47.

#alimentazione #dieta #glicemia #stile di vita