Alcool e diabete: rischio di ipoglicemia
Indice dei contenuti
Le bevande alcoliche pervado la quotidianità , piuttosto che le occasioni di festa, di molte popolazioni occidentali. E’ la droga, in grado infatti di creare dipendenza con effetti avversi a breve e lungo termine, più diffusa e socialmente accettata in tutto il mondo.
Siano essi alcolici (in genere ottenuti per fermentazione, gradazione > 1,2° ) o superalcolici (in genere ottenuti per distillazione, gradazione > 21°), tutti condividono un, seppure variabile, contenuto di etanolo (alcol etilico), espresso in gradi. Una bevanda analcolica, per legge, dovrà invece possedere una gradazione alcolica inferiore a 1,2°.
bevanda | gradazione alcolica | produzione |
---|---|---|
bevanda analcolica | < 1.2° | osmosi, evaporazione, fermentazione bassa o rapida |
vino | 8-14° | fermentazione |
birra | 5-9° | fermentazione |
vodka / rum | 40° | distillazione |
bevanda | alcol | carboidrati |
---|---|---|
birra (500 ml) | 20 g | 13-20 g |
vino (12%, 100 ml) | 8-10 g | 0.1-0.3 g |
cocktail (250 ml) | 10-12 g | 25 g |
superalcolici (30 ml) | 10 g | 0 g |
Alcool: effetti a breve e lungo termine
L’alcol assunto attraverso le bevande determina degli effetti dose-dipendenti, sia dal punto di vista quantitativo che temporale: maggiore è l’alcol introdotto maggiori e più duraturi saranno gli effetti. L’alcol viene assorbito, almeno in parte, in breve tempo e comincia a comparire in circolo già in 5-10 minuti, con un picco a circa 30 minuti, a seconda di diversi fattori (quantitativo, eventuale cibo associato, …).
Effetti a breve termine. L’alcol è in grado di creare un certo grado di disinibizione, effetto spesso ricercato, che si accompagna però con il passare del tempo ad incoordinazione motoria, alterazione della capacità cognitive e di reazione, stanchezza, amnesia, nausea/vomito.
Effetti a lungo termine. La costante assunzione di alcol porta ad una dipendenza mentale e fisica. In assenza di alcol diverse saranno le manifestazioni, a seconda del soggetto, come tremore, sudorazione, tachicardia, delirium tremens (anche fatale). L’assunzione cronica di alcol (etilismo) determina, d’altra parte, anche importanti danni a diversi organi, tra cui fegato (epatiti, cirrosi), encefalo (amnesia, sdr. di Wernicke-Korsakoff, alterazioni psicologiche), cuore (cardiomiopatie), apparato digerente (tumori, gastriti, pancreatiti). Può inoltre condurre ad una alimentazione carente di nutrienti per l’importante quantitativo energetico già introdotto attraverso la bevanda (alcol: 9 kcal/gr), condizione che porta a trascurare una dieta bilanciata .
Alcool e diabete
Oltre a portare, in caso di abuso, ad un aumentato rischio di diabete mellito di tipo 2, particolare attenzione va posta da coloro (affetti da diabete) che assumono bevande alcoliche ed utilizzano in terapia farmaci ad azione ipoglicemizzante, ad esempio insulina. Sebbene la letteratura dimostri come sia minore il numero di soggetti affetti da diabete mellito di tipo 1 che faccia uso, saltuariamente o regolarmente, di bevande alcoliche, potenzialmente il rischio in queste persone resta maggiore.
Deve essere infatti noto al diabetico come l’alcol ricada nelle lista delle condizioni che possono condurre ad un abbassamento importante della glicemia. Vi sarà quindi un duplice pericolo: da una parte l’eventuale alterazione psicomotoria che renderà il soggetto incapace di accorgersi e far fronte ad una condizione ipoglicemica, dall’altra l’alcol come sostanza foriera essa stessa di ipoglicemia (a distanza di qualche ora, finanche a 24h dopo l'assunzione).
In queste situazioni, il fegato sarà impegnato nel metabolismo dell’alcol (per una quota pari all’80%), quindi sarà minore il rilascio in circolo di glucosio epatico: minor gluconeogenesi e glicogenolisi, processi fondamentali per mantenere stabile la glicemia, soprattutto in periodo di digiuno. Pertanto, ed inoltre, il fabbisogno insulinico diminuisce 1. In caso di assunzione di alcol sarà quindi necessario prestare massima attenzione alla dose di farmaco da somministrarsi: la glicemia, dopo una prima rapida salita, mostrerà una altrettanto rapida discesa.
Oltre ad avere un effetto ipoglicemizzante, l’alcol ha anche un effetto disidratante. Sarà quindi opportuno, oltre ad ingerire carboidrati, reintegrare attraverso l’assunzione di liquidi (acqua!).
Alcuni studi hanno inoltre evidenziato un maggior rischio di ipoglicemia severa (evento richiedente l’assistenza di un’altra persona per il trattamento), chetosi e chetoacidosi diabetica (DKA) in soggetti affetti da diabete e bevitori (> 2 bicchieri al giorno nel maschio e > 1 nella femmina), rispetto ai diabetici non bevitori (19 vs 6 episodi / 100 pazienti / anno). Il consumo cronico è stato oltremodo dimostrato portare, soprattutto nei forti bevitori, ad una aumentata insulino-resistenza, ad un peggior controllo della patologia diabetica (minor monitoraggio ed aderenza alla terapia), ad un più elevato valore di HbA1c, ad una peggior cura di sé stessi.
Conclusioni
- evitare di bere alcolici, o al più con assoluta moderazione!
- l’alcol determina ipoglicemia e riduce la percezione della stessa;
- fare attenzione alla quantità di alcol consumato e all’eventuale contenuto in carboidrati della bevanda;
- non bere a "stomaco vuoto"!
- controllare frequentemente la glicemia (prima, dopo, durante il consumo di alcol);
- somministrare con attenzione farmaci ipoglicemizzanti (eventualmente ridurre la dose e consumare insieme carboidrati per ridurre il rischio di ipoglicemia).
Alcohol Use in Young Adults With Type 1 Diabetes Mellitus, N.D. White, Am J Lifestyle Med 2017: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6125008/
↩